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Visualizzazione dei post da 2019

"I quarantuno colpi" di Mo Yan | Quando è meglio rifuggire dai piaceri della carne

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Talvolta, senza un’apparente spiegazione, sono proprio i libri che reclamano di essere letti.   E’ il caso di questo “I quarantuno colpi” di Mo Yan, scrittore cinese non dissidente, nato nel 1955 e insignito del Nobel per la letteratura nel 2012. Dico così perché qualche mese fa mi stavo aggirando fra gli scaffali della libreria che sono solito frequentare e mi ero imbattuto in quel titolo. Passai oltre, per nulla incuriosito, ma ritornato poco dopo sui miei passi, mi misi a leggere distrattamente il risvolto di copertina. Importanza dei risvolti e delle quarte di copertina, il libro mi stava richiamando! Nella Cina dei primi anni Novanta, che resta il periodo di massimo fulgore della transizione dall’economia pianificata a quella aperta al mercato sotto la guida di Deng Xiaoping, il giovane Luo Xiaotong decide di rifugiarsi in un tempio abbandonato e diventare il discepolo del grande monaco Lan. Hmm, bene, già la cosa incuriosiva di più. Che cosa sappiamo infatti della Cina

Il corvo e la rosa - Romance tutto humour, quasi un burlesque, di Marilynn St. Claire

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Romanzo molto ma molto divertente, ambientato a metà del XIX secolo nelle Highlands occidentali in Scozia, di un humour a due strati. Il primo strato è quello più ridanciano, forse anche grossolano, ma intelligente e misurato, tipo le scarpinate di Rose nel fango mentre si trascina il suo baule. Il secondo è invece sfumato, tipico British, che ti fa ridere una frazione di secondo dopo, ma quando lo cogli ridi ancora di più. Poi c’è la storia, dai tratti comici, assurdi e grotteschi, quasi burlesque, alla quale non può mancare il lato romance, con tutti i suoi personaggi: il principale, attorno al quale si snoda la vicenda, è Rose; all'inizio lei è solo una giovane sguattera un po’ rozza, ma assai intraprendente, volitiva quanto temeraria e, sembrerebbe, decisamente sexy, ma sì togliamo pure il condizionale, ma poi... Il Conte, che oscilla fra l’antipatico e il tenerone, francamente si meriterebbe di essere ben più maltrattato dalla effervescente protagonista. Seguono gli al

Da Symbiosis a Good Liars la Twins Series prende il volo | di Chiara Kiki Effe

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Da "Symbiosis" a "Good Liars", Chiara Kiki Effe sembra avere imboccato un interessante percorso narrativo con rinnovato vigore che la sta conducendo a traguardi importanti come scrittrice. Ci eravamo abituati alla sua verve romance, ma dopo il primo libro della serie Twins, Symbiosis, con Good Liars l’autrice sorprenderà non poco le sue affezionate lettrici, e questo nonostante il fatto che i due ultimi romanzi, benché vivano di vita autonoma, possono essere visti uno come il sequel dell’altro. Mentre in Symbiosis l’intreccio era incentrato sui legami, simbiotici, fra i personaggi, in Good Liars gli stessi personaggi sono sopraffatti da una realtà ostile che li “costringe?’” a mettere in campo un repertorio di menzogne sempre più raffinate. Symbiosis era un romanzo già intenso con molti personaggi e storie che si dipanavano poco alla volta risolvendosi in un finale denso di suspense. Lo scenario era una New York ammiccante, ma diversa da uno scontato clich

Io sono la preda, quasi un noir ma per palati forti di Anna Pia Fantoni

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Nonostante ci siano tutti gli elementi per un finale da tragedia greca, il romanzo riesce a virare sul lieto fine, che poi è quello che tutti vogliono. Solo che dopo le prime due pagine ci si chiede in che razza di genere siamo finiti: un po’ noir, un po’ thriller, un po’ romance e come abbiamo fatto. Quando si dice la curiosità: un titolo ammiccante una bella copertina, cose così insomma e uno fa download. L’incipit è un colpo allo stomaco, ma non serve il gastroprotettore, ormai te lo sei rovinato, lo stomaco, e il replay viene quasi subito; così ci siamo fatti la conoscenza di Gabriele, depravato schifoso. A questo punto già, se fossi stato un editore, lette le prime pagine, avrei deciso di non pubblicarlo. Certo troppo forte per un pubblico da romance, forse; e non so nemmeno come reagirebbero gli estimatori del noir puro, punterei forse sul thrill, quello c’è. Resto nell’incertezza. Eppure, è scritto bene, mi dico, caspita se è scritto bene, ma che ci fa un libro così nel self-

Ethan - L'angelo del silenzio | di Elizabeth Giulia Grey

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Elizabeth Giulia Grey, con Ethan - L'angelo del silenzio,  apre una finestra su un mondo celato, difficile da avvicinare, quello dell'autismo. Lo fa con un romance, ambientato in California, in un modo lieve e allo stesso tempo intenso. Lieve in quanto rispettoso di questo importante disturbo del neuro sviluppo, di chi ne soffre, e intenso perché i protagonisti si rivelano senza ipocrisie e pietismi nella loro forza e talvolta impotenza, alle prese con un male difficile da accettare. Il racconto è focalizzato sulla figura di Kate, la protagonista, le cui caratteristiche, che il lettore scoprirà, consentono all'autrice di affrontare aspetti insoliti quando si parla di disagio sia fisico che psichico. Kate è una studentessa di psicologia che si trova catapultata per iniziativa dell'università in un'attività per lei imprevista, quello di babysitter a un bimbo affetto da autismo. E' raro, nella vita reale, che questo accada: gli psicologi vivono ge

Fra i migranti, pagine di disperazione quotidiana

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Una nave, tra la neve di Alessandra Gaballo, è una breve raccolta di situazioni quotidiane e disperate, così come si presentano agli occhi di una volontaria che lavora in un centro di raccolta di migranti, appena sbarcati sulle coste del sud Italia o costretti ad un lavoro che ricorda più quello dei campi di concentramento che non un paese civile della civile Europa  all'alba del terzo millennio. Lo stile della Gaballo non è certo del genere strappalacrime, si intravvede   l'esperienza di chi si spreme facendo un lavoro ingrato ma utile a tante donne, bambini, uomini spaesati, ma tutti speranzosi di un futuro migliore. E' una lettura tutto sommato raccomandabile a quanti hanno idee precise sull'immigrazione senza essersi mai sporcati davvero le mani. Forse le confermeranno, forse le cambieranno, certamente saranno costretti a guardare con occhi diversi le storie soltanto immaginate o, forse, rifiutate. Dai racconti e dalle descrizioni di luoghi e persone è a

Autunno Tedesco di Stig Dagerman - L’ipocrisia democratica nella Germania post nazista

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E’ immaginabile espiare una colpa nella sofferenza? Si può davvero parlare di colpa collettiva del popolo tedesco al domani della disfatta dell’esercito nazista? Fino a che punto la complicità quotidiana del popolo nei confronti del regime nazista è assimilabile alle colpe individuali di chi deteneva realmente il potere durante la dittatura nazionalsocialista? Questi e altri interrogativi più o meno latenti e per certi versi disturbanti costituiscono la filigrana di questo Autunno Tedesco che solo uno scrittore come Stig Dagerman poteva cogliere e porre impunemente all’attenzione di un pubblico neutro come quello svedese nel 1946. La Svezia durante la seconda guerra mondiale fu infatti un paese neutrale che però consentì alle truppe di Hitler di essere attraversato allo scopo di occupare la confinante Norvegia. Una scelta forse dettata dalla paura di invasione, ma che stride se si ricorda invece che il “fascista” Franco negò all’aviazione tedesca il sorvolo del proprio paese durante

Geishe a confronto

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Questa è una recensione doppia perché riguarda due libri inesorabilmente collegati fra loro. Ci vuole del tempo prima che riesca a superare una sorta di diffidenza-repulsione verso i maggiori best sellers del momento, soprattutto romanzi. Così quando qualche giorno fa comparve in soggiorno una copia di Memorie di una Geisha di Arthur Golden iniziai ad osservarlo con un certo rinnovato interesse.   Ricordavo infatti di averlo visto in libreria già diversi anni or sono, essendo stato pubblicato nel 1997, oggetto di svariate critiche e commenti, insomma un libro di successo, internazionale per giunta.   Ma chi diavolo lo aveva portato qui? Certamente qualcuno, mica si può avere sotto controllo tutti i libri che compaiono in casa. Va già bene che prima di procedere ad un acquisto si vada a guardare fra gli scaffali della biblioteca giusto per verificare che un certo romanzo non sia già stato acquistato da qualcuno della famiglia. Iniziai a sfogliarlo, il suo autore Arthur Golden

L’assassinio del Commendatore – Libro secondo: Metafore che si trasformano

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Giunti alla fine del romanzo è obbligo un inchino al genio. Se la prima parte era sorprendente, questa seconda è sconvolgente! Le numerose incursioni del e nel surreale prendono decisamente il sopravvento. Se nel primo libro avevamo il prevalere della realtà razionale sull'irrazionale, ora avviene decisamente l’opposto. Il protagonista si trova catapultato nella soluzione dell’apparentemente inspiegabile scomparsa di Marie, la sua giovane modella, una ragazzina tredicenne. Scopriremo che il quadro che dà nome al romanzo non è estraneo allo sviluppo della vicenda, con i suoi personaggi che progressivamente prendono vita aiutando a modo loro il protagonista a venire a capo del mistero. Ma non si tratta di uno svelarsi facile. Il protagonista affronta un’esperienza al limite delle possibilità umane, sconfinando in una dimensione aliena che lo scaraventa in un mondo fantastico e onirico che alla fine lo espellerà facendolo ricadere nel mondo fisico dal quale egli proviene. Il ri

Legata alla Terra

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Avete mai incontrato la vostra anima gemella? Sì? e ve ne siete innamorati? È possibile, e siete anche riusciti a coronare il vostro sogno d’amore? Ecco, forse questo non è da tutti perché la vita talvolta è crudele e possono verificarsi circostanze a impedirlo. Certo è che quando due anime gemelle si incontrano non esiste nulla che possa impedirne l’attrazione reciproca, come succede a due magneti che non sanno fare altro che attrarsi e restare uniti, avvinghiati, per sempre; a meno che qualcosa o qualcuno non giunga a separare queste nostre anime, con la forza, o con l’inganno o convenzione sociale o tabù, non esclusa la violenza criminale. Quando questo avviene, a due anime gemelle, è una vera e propria disgrazia o addirittura, come nel caso di Alba, una tragedia. Tragedia annunciata già nell’incipit del libro, una delle più intense che abbia mai letto, di una semplicità e ineluttabilità che non lasciano spazio al dubbio. A questo punto il lettore potrebbe decidere di non pr

L'assassinio del Commendatore- Libro primo: Idee che affiorano

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Non bisogna lasciarsi trarre del tutto in inganno dal titolo. Quest’ultimo romanzo di Murakami Haruki non è un vero e proprio giallo, per lo meno non secondo i classici canoni del giallo, questo va detto perché è importante. Tuttavia, il racconto si sviluppa attorno alla rappresentazione di un delitto, reale oppure no, metaforico o allusivo di qualcosa di più nascosto, tutto da scoprire. No, questo L’assassinio del Commendatore , libro primo Idee che affiorano , è un romanzo assai raffinato, colto, ricco di citazioni, come è solito fare Murakami, non solo musicali, ma stavolta anche pittoriche e rievocazioni storiche che si collocano in una lontana Vienna ai tempi dell’Anschluss. E’a suo modo un libro formativo, in cui saremo edotti sulle peculiarità della corrente Nihonga della tradizione pittorica nipponica. Un romanzo assai giapponese, ma anche qui non del tutto, solo in parte, e   infatti, si può anche dire che il romanzo sia, in parte, assai giapponese. Condensata nel titolo

La Street Art di Banksy al Mudec a Milano

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Chi l’avrebbe detto che i graffiti scarabocchiati sui muri negli anni Settanta da contestatori e rivoluzionari con la pula alle calcagna sarebbero diventati quarant’anni dopo oggetto di venerazione artistica borghese? Quale contrappasso infernale, eh? Cos’è successo nel frattempo? la rivoluzione? no, o forse sì, anche se nessuno se n’è accorto. E’ che ad un certo punto qualcuno ha cominciato a riempire di significato erudito i graffiti promuovendoli al rango di Street Art – nomen omen , si sa -  e qualcun altro ha cominciato a scrivere articoli su articoli, a conferma che l’arte moderna non è più definita da gesti o segni, ma dal loro significato. E fin qui potremmo anche essere d’accordo. Peccato però che il significato non sia più il semplice risultato autoesplicativo del genio, bensì del critico. In altre parole: puoi permetterti di fare qualsiasi opera purché esista qualcuno, spesso l’artista   medesimo,   capace di spiegarne il significato, senza il quale l’opera risulterebbe