La Street Art di Banksy al Mudec a Milano
Chi
l’avrebbe detto che i graffiti scarabocchiati sui muri negli anni Settanta da contestatori e rivoluzionari con
la pula alle calcagna sarebbero diventati quarant’anni dopo oggetto di
venerazione artistica borghese? Quale contrappasso infernale, eh? Cos’è
successo nel frattempo? la rivoluzione? no, o forse sì, anche se nessuno se n’è
accorto. E’ che ad un certo punto qualcuno ha cominciato a riempire di
significato erudito i graffiti promuovendoli al rango di Street Art – nomen
omen , si sa - e qualcun
altro ha cominciato a scrivere articoli su articoli, a conferma che l’arte moderna non è più definita da gesti o
segni, ma dal loro significato. E fin qui potremmo anche essere d’accordo. Peccato
però che il significato non sia più il semplice risultato autoesplicativo del
genio, bensì del critico. In altre parole: puoi permetterti di fare qualsiasi
opera purché esista qualcuno, spesso l’artista
medesimo, capace di spiegarne il
significato, senza il quale l’opera risulterebbe priva di senso. E’dunque finito
per sempre il tempo in cui Michelangelo
scolpiva la Pietà e tutti erano in grado di comprenderla a prima vista? Ovviamente sì. E veniamo a ora a Banksy .
L’artista bristoliano, nato nel 1974 quando i muri di mezzo mondo erano già
colmi di schifezze e bellezze ancora inesplorate, spinge al parossismo la separazione fra opera
e significato poiché l’opera d’arte di per sé potrebbe anche non esistere.
Infatti Banksy è diventato celebre più per le sue performance distrutte e
cancellate dalla polizia o dal tempo che per quelle rimaste a far bella mostra
di sé sui muri. Il fatto che egli sia un artista di cui si distruggano le opere
lo eleva al rango di artista imperituro. Al punto che lui addirittura oggi le proprie
opere se le autodistrugge, come avvenuto durante l’ epica asta nella quale la
bimba col palloncino, appena assegnata al migliore offerente, è stata distrutta
dal meccanismo che la doveva proteggere. Quale somma contraddizione, osanna,
osanna ! Tutto questo per dire che sono stato ad ammirare la mostra su Banksy
al Mudec di Milano. Bella struttura il Mudec, comodo funzionale, ampi spazi,
ottima buvette, bel ristorante, un po’ caro, ottimo allestimento, comodo
parcheggio per chi arriva in auto, cosa si vuole di più da un museo? La mostra
soddisfa il pubblico griffato che la popola. Due ore di coda e con 14 Euro
entro in possesso di un biglietto che
nemmeno si autodistrugge – confesso che questo mi ha deluso non poco - un
percorso interessante, divertente, ambiente pulito e confortevole, senza nessun topo a gironzolare distrattamente fra le sale… e allora mi viene da pensare che forse si poteva fare
di più.

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