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Autunno Tedesco di Stig Dagerman - L’ipocrisia democratica nella Germania post nazista

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E’ immaginabile espiare una colpa nella sofferenza? Si può davvero parlare di colpa collettiva del popolo tedesco al domani della disfatta dell’esercito nazista? Fino a che punto la complicità quotidiana del popolo nei confronti del regime nazista è assimilabile alle colpe individuali di chi deteneva realmente il potere durante la dittatura nazionalsocialista? Questi e altri interrogativi più o meno latenti e per certi versi disturbanti costituiscono la filigrana di questo Autunno Tedesco che solo uno scrittore come Stig Dagerman poteva cogliere e porre impunemente all’attenzione di un pubblico neutro come quello svedese nel 1946. La Svezia durante la seconda guerra mondiale fu infatti un paese neutrale che però consentì alle truppe di Hitler di essere attraversato allo scopo di occupare la confinante Norvegia. Una scelta forse dettata dalla paura di invasione, ma che stride se si ricorda invece che il “fascista” Franco negò all’aviazione tedesca il sorvolo del proprio paese durante

Lascia o raddoppia?

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"Calma, calma non mi fraintendete ..." sembra voler dire il professore,  "eccone un altro ..." qualcuno potrebbe commentare, eppure la logica montiana è molto chiara: ha dichiarato a New York la sua disponibilità a continuare l'esperienza di governo "SE" i partiti lo chiamassero ancora; ha dichiarato poi in Italia quello che ha sempre sostenuto, vale a dire che avrebbe terminato la sua esperienza di governo, naturalmente allo scadere della legislatura. Dove sta dunque il problema? Tutto quadra. Lui se ne va, ma se poi altri lo chiamano lui ritorna. Beh ... allora, o partiti, se non vi piace vedete di non richiamarlo, se invece vi piace così tanto, che vi presentate a fare alle elezioni? Elementare, Watson ...

Il gap democratico di M5S

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L'esercizio della democrazia interna nelle organizzazioni politiche è un problema piuttosto diffuso, riguarda il Pdl (ricordare il caso Fini), il Pd stesso, e che dire del sindacato? personalmente, dopo  trentacinque anni di lavoro e – altrettanti - di iscrizione ad uno dei maggiori sindacati nazionali non ho mai partecipato ad una vera e propria consultazione per eleggere i miei rappresentanti, per me resta ancora oggi mistero come vengano decise le candidature sindacali. Nel caso di M5S la questione democratica viene spesso sollevata da partiti concorrenti, giornalisti televisivi, ecc., ma essa non riguarda essenzialmente solo quel Movimento, questo dovrebbe essere chiaro a tutti. Il problema però non va sottovalutato. Il fattaccio del fuori onda è un evento secondario, che esso poi sia stato organizzato ad arte (plausibile) oppure no è ancor più secondario. Bisognerebbe imparare ad analizzare i fatti e le evidenze e non le dietrologie basate su indizi verosimili, ma non

Il "fascismo" di Grillo e quello degli altri

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La recente querelle sul "fascista" innescata da Bersani a fronte del linguaggio violento adottato da Grillo (ma perché Bersani non si è svegliato un po' prima quando governavano Bossi e Berlusconi? boh, di esempi non ne mancavano certo), induce a riflettere circa le radici del fascismo; esse, a considerare anche il tenore delle dichiarazioni e del dibattito politico generale, soprattutto della 2a repubblica, evidentemente, fanno parte del tessuto antropologico dell'italiano; e si dovrebbe forse chiudere la frase con un punto interrogativo, ma non lo metto.