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Visualizzazione dei post con l'etichetta Formazione

E se si abolissero gli stage ?

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Leggevo tempo addietro sulla Stampa che l’Università Avogadro di Novara detiene una lista di 260 posizioni per stagisti in aziende novaresi e che quest’anno tutte le scuole superiori, compresi i licei, hanno introdotto stage curricolare per tutti gli allievi a causa dell’obbligatorietà di questa pratica introdotta di recente nell'ordinamento scolastico. La Camera di Commercio di Novara proponeva inoltre una lista di aziende che desiderano acquisire stagisti. Bene. Interrogo quindi  Gi-Group, una delle più rinominate agenzie per il lavoro e filtro il database on line alla ricerca di sbocchi maggiormente riferibili ai laureati in economia, vale a dire posti di lavoro veri di contabilità, finanza, consulenza, risorse umane, legale, sulla piazza di Novara, ottenendo in risposta zero posizioni aperte… dicasi zero ! Deduzione: ma non è che la pratica dello stage sta uccidendo il mercato del lavoro per i giovani? Questo sulla base di alcune semplici considerazioni suffragate a

Formazione piemontese, check list delle peggiori pratiche per rallentare l'inesorabile declino

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Lo scorso giugno inaugurammo questo blog con un articolo dedicato al fallimento di due importanti enti di formazione professionale piemontesi. In quell’articolo si sosteneva che il fallimento fosse ineluttabile a causa delle regole farraginose del sistema che finanzia la formazione e che presto altri enti avrebbero sofferto degli stessi problemi in modo acuto e strutturale. Dopo qualche mese la situazione contingente degli enti formativi piemontesi si è effettivamente aggravata, eppure ancora queste istituzioni di piemontesi testardi come solo i piemontesi sanno esserlo in certe circostanze, non hanno compreso che ormai è tempo di reagire. Come? In Piemonte ci sono troppi enti di formazione, un mercato  che si riduce sempre più, anche a causa della crisi economica generale, con regole di funzionamento che producono più danno che vantaggio. Per fare solo un esempio non si comprende come questi enti non chiedano a gran voce il ritiro delle deleghe regionali dalle province in materia

Riunioni di lavoro Italian style

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In Italia le riunioni di lavoro si sprecano. E’ questo un indice di efficienza? Dipende naturalmente da come si fanno. Ecco alcuni suggerimenti per organizzare riunioni con stile tutto italiano. Provare per credere.  Volete organizzarne una? Dall’esperienza pluriennale e l’osservazione quotidiana, è stato possibile stilare il decalogo di come organizzare una perfetta riunione di lavoro in puro Italian Style, soprattutto quando se ne potrebbe fare a meno. Eccolo: Verificate che non ci sia un’alternativa migliore. Se la risposta alla domanda, perché “ci riuniamo’?”, è “perché ci riuniamo tutti i lunedì mattina”, continuate a farlo. Non scrivete un’agenda per la riunione, ma   nel caso l’aveste fatto   non condividetela con i partecipanti prima che la riunione cominci;  evitate di fare cenno a quello che si spera di ottenere dalla discussione. Fate in modo che   il numero dei partecipanti sia il più elevato possibile. Una riunione può servire a qualcosa se vi partecipano

Lascia o raddoppia?

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"Calma, calma non mi fraintendete ..." sembra voler dire il professore,  "eccone un altro ..." qualcuno potrebbe commentare, eppure la logica montiana è molto chiara: ha dichiarato a New York la sua disponibilità a continuare l'esperienza di governo "SE" i partiti lo chiamassero ancora; ha dichiarato poi in Italia quello che ha sempre sostenuto, vale a dire che avrebbe terminato la sua esperienza di governo, naturalmente allo scadere della legislatura. Dove sta dunque il problema? Tutto quadra. Lui se ne va, ma se poi altri lo chiamano lui ritorna. Beh ... allora, o partiti, se non vi piace vedete di non richiamarlo, se invece vi piace così tanto, che vi presentate a fare alle elezioni? Elementare, Watson ...

Il gap democratico di M5S

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L'esercizio della democrazia interna nelle organizzazioni politiche è un problema piuttosto diffuso, riguarda il Pdl (ricordare il caso Fini), il Pd stesso, e che dire del sindacato? personalmente, dopo  trentacinque anni di lavoro e – altrettanti - di iscrizione ad uno dei maggiori sindacati nazionali non ho mai partecipato ad una vera e propria consultazione per eleggere i miei rappresentanti, per me resta ancora oggi mistero come vengano decise le candidature sindacali. Nel caso di M5S la questione democratica viene spesso sollevata da partiti concorrenti, giornalisti televisivi, ecc., ma essa non riguarda essenzialmente solo quel Movimento, questo dovrebbe essere chiaro a tutti. Il problema però non va sottovalutato. Il fattaccio del fuori onda è un evento secondario, che esso poi sia stato organizzato ad arte (plausibile) oppure no è ancor più secondario. Bisognerebbe imparare ad analizzare i fatti e le evidenze e non le dietrologie basate su indizi verosimili, ma non

Il "fascismo" di Grillo e quello degli altri

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La recente querelle sul "fascista" innescata da Bersani a fronte del linguaggio violento adottato da Grillo (ma perché Bersani non si è svegliato un po' prima quando governavano Bossi e Berlusconi? boh, di esempi non ne mancavano certo), induce a riflettere circa le radici del fascismo; esse, a considerare anche il tenore delle dichiarazioni e del dibattito politico generale, soprattutto della 2a repubblica, evidentemente, fanno parte del tessuto antropologico dell'italiano; e si dovrebbe forse chiudere la frase con un punto interrogativo, ma non lo metto.

Crisi finanziara Eurozona: stato dell'arte con modesta proposta

Quando si trattava di aderire all’Euro ampi strati dell’opinione pubblica italiana erano favorevoli in quanto, vista l’incapacità della politica nazionale, ci avrebbe pensato Bruxelles a mettere ordine nei conti italiani. Ricordate? Lo stanno facendo. *** L’Italia ha accumulato negli anni circa duemila miliardi di Euro di debito pubblico. Questi soldi servono per sostenere il fabbisogno della gestione corrente della pubblica amministrazione. Senza il debito pubblico che si esprime in titoli del cosiddetto debito sovrano (bot, cct, ecc a scadenze diverse nel tempo) lo Stato italiano fallirebbe in pochi giorni o ore. Perché lo Stato non può permettersi di fallire? Perché fallendo non avrebbe le risorse per pagare stipendi, pensioni, forniture, mutui sugli investimenti delle   opere pubbliche, ecc. : i cittadini a poco a poco non avrebbero più denaro da spendere per acquistare beni e servizi; anche chi non lavora nello Stato subirebbe danno in quanto sarebbe costretto a fare a meno