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La Street Art di Banksy al Mudec a Milano

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Chi l’avrebbe detto che i graffiti scarabocchiati sui muri negli anni Settanta da contestatori e rivoluzionari con la pula alle calcagna sarebbero diventati quarant’anni dopo oggetto di venerazione artistica borghese? Quale contrappasso infernale, eh? Cos’è successo nel frattempo? la rivoluzione? no, o forse sì, anche se nessuno se n’è accorto. E’ che ad un certo punto qualcuno ha cominciato a riempire di significato erudito i graffiti promuovendoli al rango di Street Art – nomen omen , si sa -  e qualcun altro ha cominciato a scrivere articoli su articoli, a conferma che l’arte moderna non è più definita da gesti o segni, ma dal loro significato. E fin qui potremmo anche essere d’accordo. Peccato però che il significato non sia più il semplice risultato autoesplicativo del genio, bensì del critico. In altre parole: puoi permetterti di fare qualsiasi opera purché esista qualcuno, spesso l’artista   medesimo,   capace di spiegarne il significato, senza il quale l’opera risulterebbe