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Ray Donovan, sláinte a tutto il male che c’è.

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Scusate, ma per una volta faccio un po’ di spoiler, e vi assicuro che non si perde niente, anzi. Metà dei costi di produzione devono essere andati in superalcolici visto il gran uso che se ne fa. Il fulcro di tutto è lui, Ray, interpretato dal bravo Liev Schreiber. Ray Donovan, origini irlandesi, cattolico sui generis, oggetto di attenzioni morbose, assieme al fratello Bunchy, da parte di un prete cattolico in età preadolescenziale. Il trauma e il senso di vendetta che ne segue aleggiano fin dal primo episodio e richiama il tema della violenza sessuale dei preti pedofili, molto sentito in America. Nella serie emergono spesso tratti della cultura irlandese della famiglia Donovan, nonostante essa sia ambientata negli States fra New York, Boston, Hollywood e Los Angeles. Lui, Ray, è un troglodita, così viene definito da un funzionario dell’FBI, un farabutto, uno che aggiusta le cose che non si possono riparare.   Ray è un violento, un corrotto, un assassino, un fedifrago, insomma uno