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Brexit, quale lezione appresa ovvero il fallimento della democrazia diretta

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Per dirla all’inglese, qual è la lezione appresa - the lesson learnt - dal referendum sulla Brexit? Alcune considerazioni e interrogativi, imprevedibili alla vigilia, si stanno imponendo con forza. Vediamoli brevemente.   1.   La democrazia diretta funziona meglio di quella rappresentativa? A giudicare dal pasticciaccio che il risultato ha evidenziato, sembra proprio di no. La Scozia e Londra per il Remain, l’Ulster spaccato in due, e il resto pro Brexit evidenziano un paese letteralmente frantumato. Inoltre la spaccatura non è soltanto geografica, ma generazionale. I giovani per il Remain e i vecchi per la Brexit. Forse il Parlamento britannico avrebbe potuto risolvere il problema diversamente tenendo conto della situazione del paese e proponendo una via d’uscita praticabile. 2.        È quindi da rivalutare positivamente il divieto previsto dalla nostra carta costituzionale di non sottoporre a referendum materie regolate da trattati internazionali. In questi casi l’esito del refe

Lascia o raddoppia?

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"Calma, calma non mi fraintendete ..." sembra voler dire il professore,  "eccone un altro ..." qualcuno potrebbe commentare, eppure la logica montiana è molto chiara: ha dichiarato a New York la sua disponibilità a continuare l'esperienza di governo "SE" i partiti lo chiamassero ancora; ha dichiarato poi in Italia quello che ha sempre sostenuto, vale a dire che avrebbe terminato la sua esperienza di governo, naturalmente allo scadere della legislatura. Dove sta dunque il problema? Tutto quadra. Lui se ne va, ma se poi altri lo chiamano lui ritorna. Beh ... allora, o partiti, se non vi piace vedete di non richiamarlo, se invece vi piace così tanto, che vi presentate a fare alle elezioni? Elementare, Watson ...

Il gap democratico di M5S

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L'esercizio della democrazia interna nelle organizzazioni politiche è un problema piuttosto diffuso, riguarda il Pdl (ricordare il caso Fini), il Pd stesso, e che dire del sindacato? personalmente, dopo  trentacinque anni di lavoro e – altrettanti - di iscrizione ad uno dei maggiori sindacati nazionali non ho mai partecipato ad una vera e propria consultazione per eleggere i miei rappresentanti, per me resta ancora oggi mistero come vengano decise le candidature sindacali. Nel caso di M5S la questione democratica viene spesso sollevata da partiti concorrenti, giornalisti televisivi, ecc., ma essa non riguarda essenzialmente solo quel Movimento, questo dovrebbe essere chiaro a tutti. Il problema però non va sottovalutato. Il fattaccio del fuori onda è un evento secondario, che esso poi sia stato organizzato ad arte (plausibile) oppure no è ancor più secondario. Bisognerebbe imparare ad analizzare i fatti e le evidenze e non le dietrologie basate su indizi verosimili, ma non

Il "fascismo" di Grillo e quello degli altri

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La recente querelle sul "fascista" innescata da Bersani a fronte del linguaggio violento adottato da Grillo (ma perché Bersani non si è svegliato un po' prima quando governavano Bossi e Berlusconi? boh, di esempi non ne mancavano certo), induce a riflettere circa le radici del fascismo; esse, a considerare anche il tenore delle dichiarazioni e del dibattito politico generale, soprattutto della 2a repubblica, evidentemente, fanno parte del tessuto antropologico dell'italiano; e si dovrebbe forse chiudere la frase con un punto interrogativo, ma non lo metto.

Crisi finanziara Eurozona: stato dell'arte con modesta proposta

Quando si trattava di aderire all’Euro ampi strati dell’opinione pubblica italiana erano favorevoli in quanto, vista l’incapacità della politica nazionale, ci avrebbe pensato Bruxelles a mettere ordine nei conti italiani. Ricordate? Lo stanno facendo. *** L’Italia ha accumulato negli anni circa duemila miliardi di Euro di debito pubblico. Questi soldi servono per sostenere il fabbisogno della gestione corrente della pubblica amministrazione. Senza il debito pubblico che si esprime in titoli del cosiddetto debito sovrano (bot, cct, ecc a scadenze diverse nel tempo) lo Stato italiano fallirebbe in pochi giorni o ore. Perché lo Stato non può permettersi di fallire? Perché fallendo non avrebbe le risorse per pagare stipendi, pensioni, forniture, mutui sugli investimenti delle   opere pubbliche, ecc. : i cittadini a poco a poco non avrebbero più denaro da spendere per acquistare beni e servizi; anche chi non lavora nello Stato subirebbe danno in quanto sarebbe costretto a fare a meno