Formazione piemontese, check list delle peggiori pratiche per rallentare l'inesorabile declino
Lo scorso giugno inaugurammo questo blog con un articolo
dedicato al fallimento di due importanti enti di formazione professionale
piemontesi. In quell’articolo si sosteneva che il fallimento fosse ineluttabile
a causa delle regole farraginose del sistema che finanzia la formazione e che
presto altri enti avrebbero sofferto degli stessi problemi in modo acuto e
strutturale.
Dopo qualche mese la situazione contingente degli enti formativi
piemontesi si è effettivamente aggravata, eppure ancora queste istituzioni di
piemontesi testardi come solo i
piemontesi sanno esserlo in certe circostanze, non hanno compreso che ormai è
tempo di reagire. Come? In Piemonte ci sono troppi enti di formazione, un
mercato che si riduce sempre più, anche
a causa della crisi economica generale, con regole di funzionamento che
producono più danno che vantaggio. Per fare solo un esempio non si comprende
come questi enti non chiedano a gran voce il ritiro delle deleghe regionali dalle province in materia di formazione professionale, anche considerato il
fatto della ipotizzata scomparsa delle province medesime. Il trasferimento delle deleghe
effettuato nei primi anni 2000 non ha funzionato, ha prodotto aumento della
spesa pubblica, gonfiamento degli organici provinciali, rallentamento nei
flussi finanziari, inefficacia. Il ritorno delle deleghe, almeno quelle
finanziarie, alla Regione attenuerebbe l’effetto dei ritardi nei
pagamenti e l’ulteriore ritardo dovuto
al trasferimento dei fondi dalla Regione a ben otto province. Ma si tratterebbe pur sempre di una misura
palliativa, atta a ritardare di qualche anno l’implosione del sistema che, in
mancanza di misure coraggiose, continuerebbe il suo naturale declino verso
l’estinzione più completa.
Vedremo in un prossimo intervento come si potrebbe
modificare il sistema rendendolo più moderno ed efficiente; nel frattempo ecco una
check list delle peggiori pratiche, destinate ai responsabili degli enti di
formazione, e ai dipendenti. Se vi accorgete che queste pratiche sono già in
uso in modo sistematico e non solo episodico nell’ente in cui lavorate è tempo
di cercare un altro posto di lavoro.
Misure per fare
pagare la crisi ai dipendenti
- Ritardare e poi interrompere il pagamento dei buoni pasto alle ditte fornitrici. Sospendere la distribuzione ai dipendenti. E’ una misura classica, in crisi di liquidità non vengono pagati i ticket alle ditte fornitrici e a poco a poco cessa la distribuzione per periodi più o meno lunghi, da pochi mesi ad un anno.
- Sospendere il pagamento delle missioni ai dipendenti
- Ritardare il pagamento degli stipendi a scopo di restare nel fido
- Pagare gli stipendi in acconti
- Ritardare il pagamento degli stipendi causa indisponibilità finanziaria
- Congelare le 13e
- Pagare solo le missioni ai dipendenti e non gli stipendi
- Stipulare contratti di solidarietà
- Porre in CI tutto il personale docente nei mesi estivi e durante le festività natalizie e in tutti i periodi in cui i corsi sono sospesi.
- Ritardare il pagamenti delle utenze (affitti, luce, riscaldamento, telefono, ecc.)
- Sospendere il pagamento delle utenze
- Ritardare il pagamento dei fornitori: questi possono essere suddivisi fra fornitori di beni e servizi, inoltre si possono distinguere i servizi diretti (consulenti, contrattisti, ecc.) o indiretti (fornitori di beni strumentali, cancelleria, ecc.)
Misure per far pagare
la crisi all’Ente
- Scontare fatture in banca, in tal modo si ottiene subito denaro fresco, in attesa del pagamento del cliente o dell’ente pubblico, ma si incide sul debito dell’ente facendo aumentare gli interessi passivi
- Ampliare il fido bancario
- Individuare soggetti esterni che possano dare garanzie patrimoniali per poter ampliare il fido bancario
- Acquisizione di più fidi con più istituti di credito
- Fare operazioni di back leasing per creare liquidità, si vendono apparecchiature o immobili a una società di leasing per riacqusitarli immediatamente in leasing, si ottiene denaro fresco e si possono rendicontare nuove rate di leasing
- Ritardare il versamento degli oneri sociali
- Sospendere il pagamento degli enti assicurativi e fiscali (INPS, Inail, Agenzie delle Entrate).
E’ possibile che altre misure possano essere individuate,
queste sono state elencate in quanto, sulla base delle esperienze passate degli enti falliti, che
evidentemente nulla insegnano, rappresentano le più diffuse. Esse sicuramente, se introdotte con convinzione e vigore, saranno in grado di risolvere ogni tipo di
problema di gestione economica e finanziaria eliminando definitivamente alla
radice non il male, ma chi ne soffre.
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