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Di libri tanto divertenti come “Cupido into the Wild ché la diritta via era smarrita” è raro trovarne in circolazione. A ogni riga c’è uno spunto che sorprende per arguzia, semplicità e humor.   Un umorismo particolare quello dell’autrice Annabella Di Vita alla quale la fantasia letteralmente straborda, come pure il senso dell’assurdo, che riversa in gran quantità nelle pagine, a volte con una vena di malinconia, che non saprei bene come classificare.  Leggendo le traversie dell’angelo Cupido, finito addirittura vittima del sistema sanitario siculo, di volta in volta mi sono venuti alla mente tratti di Mr Bean, il "Porca Vacca" di David Duchovny , le interviste beffarde di Philomena Cunk, un pizzico di Douglas Adams (quello della Guida Galattica), ma l’umorismo dell’autrice è ancora di un altro genere, questo per dire l’originalità del libro. C’è un antefatto. Il giovane Cupido è indisciplinato e per punizione viene incaricato dai pezzi grossi del Paradiso di scendere sulla T