FRINGE | Serie evergreen


Se una serie di cinque stagioni e cento episodi viene vista in meno di due mesi vorrà dire che piace. Giusto? Deve essere proprio così. È quello che è successo a me. La serie non è proprio delle più recenti. Fringe uscì nel 2008 per concludersi nel 2013, dieci anni or sono. Ambientata in realtà alternative, è basata su paradossi temporali che implicano l’esistenza di più universi paralleli anche se poi la narrazione si sviluppa solo su due. Argomento intrigante, visto che mi è venuta la bella idea di ambientare il terzo episodio del mio ciclo di racconti su Davide e Nora proprio in una situazione del genere: un’anticipazione per i miei fedelissimi quanto sporadici lettori. 


Ma ritorniamo a Fringe, che in inglese significa margine, limite, soglia alla quale la scienza si arrende al para normale e cerca di trovare le soluzioni per superarla. Fringe è appunto il nome della sezione della FBI dedicata alla soluzione di fenomeni strani. Attorno alla serie stanno diversi interrogativi tutti incentrati attorno ai misteri della mente umana. Il cervello è al centro delle attenzione e delle sperimentazioni condotte dall’eccentrico e svampito professor Walter Bishop (John Noble), che a dire la verità non mi è piaciuto poi quel granché. La sperimentazione del Cortexiphan, droga farmacologica di sua invenzione, somministrata sui bambini, non è che sia una pratica particolarmente sana; e a me ha ricordato quelle dei medici nazisti. 

Ma lasciamo perdere, la serie è americana e svicola da certe analogie troppo politicizzate. D’altra parte, senza il farmaco iniettato alla piccola e ignara Olivia tutta la serie perderebbe di significato. Un altro tema affrontato è proprio il limite della scienza. Fino a dove è lecito indagare, modificare la natura umana? È una domanda che si fa strada più di una volta, come a dire: guardate che sotto sotto c’è un limite a tutto. La trama è assolutamente ben condotta e si bilancia fra i due universi nei quali operano le stesse versioni di quasi tutti i personaggi. Interessante la trovata degli Osservatori, una razza artificiale creata in laboratorio non si sa da chi, che viene dal futuro, ed è latrice di un nuovo ordine distopico. 

Ottima l’interpretazione di Anna Torv, attrice australiana nei panni dell’agente Olivia Dunham; e quella del canadese Joshua Jackson nei panni di Peter Bishop. Fringe è attualmente disponibile su Prime Video. Gli amanti della fantascienza che non l’avessero ancora vista hanno una buona occasione per colmare la lacuna. Lieto fine che però mi ha lasciato una punta di insoddisfazione, non certo all'altezza della complessità dell'insieme. Ma nonostante i dieci anni trascorsi la serie regge bene.

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