Blindspot, un tatuaggio tira l'altro (con spoilerino)

Nonostante qualche dubbio sorto alla fine della seconda stagione, ho continuato questa serie Netflix: “tanto sono sempre in tempo a mollare”. Dopo la terza stagione mi sono detto, “però qualche episodio merita”; dopo la quarta, “carina questa stagione”; infine, mosso a curiosità per come Martin Gero, ideatore della serie, sarebbe riuscito a fare i conti con la protagonista Jane Doe, sono giunto in fondo anche alla quinta. In tutto 100 episodi all’ insegna di azione, thriller e enigmistica. Blindspot è l’apoteosi del crimine targato Fbi, Cia, Nsa e, da quando qualcuno ha spiegato agli americani che la realtà non è bianca o nera come spesso loro la descrivono, non si trattengono più. Buoni e cattivi sono scomparsi e, se gli uni o gli altri talvolta ancora riemergono, lo fanno a ruoli intercambiabili, sin troppo. Quando poi si prende un cattivo e lo si vuole riportare sulla retta via le cose non sono affatto semplici. Ad esempio, prendiamo Jane Doe e chiediamoci se essa sia responsabile solo delle proprie azioni da smemorata “buona” oppure anche, di quelle commesse, in precedenza, da terrorista? Nella fiction Jane Doe è interpretata da Jaimie Alexander, che a causa di problemi contrattuali con la Marvel non ebbe la parte di Wonder Woman nell’omonima serie televisiva. Jane è vittima(?) dello Zip (Zeta inhibitory peptide), un intruglio che nella realtà esiste davvero ed è in grado di annullare la memoria a lungo termine. Nel primo episodio Jane esce da un borsone messo lì a Time Square, il corpo completamente nudo e tatuato. Presa in custodia dalla Fbi, dal momento che sulla schiena appare ben visibile il nome dell’agente Kurt Weller, si integrerà nella squadra di agenti speciali con un ruolo di primo piano. Ma chi è Jane? Lei non ricorda nulla del proprio passato. Ciascun tatuaggio però si rivela un mistero, risolto il quale (il più delle volte in modo astruso e cervellotico) la squadra di Weller riuscirà a sventare azioni criminose, impedire attentati, smascherare complotti. Ma cosa può pensare il pubblico americano delle continue allusioni in tantissimi film e serie tv delle deviazioni di polizia e servizi segreti? E questi registi, si divertono a inventare trame improbabili oppure vogliono segnalare che qualcosa non funziona davvero nella società americana? Pensate come sarebbe se anche da noi a qualcuno venisse l’idea di girare una serie impergnata sulle deviazioni dei nostri servizi. Comunque Blindspot è tutta così. “Non fidatevi di chi opera per la vostra sicurezza”, sembrerebbe il messaggio latente, tanto latente che forse gli americani non lo colgono fino in fondo. Meno latente è invece il corpo nudo e decisamente mozzafiato di Jane Doe, con i suoi 200 tatuaggi per la cui ideazione è stato ingaggiato l’esperto di enigmistica del New Yor Times e per la cui preparazione sul set servivano tutte le volte ben sei ore di trucco. Un altro leit motiv si attorciglia sul dubbio angosciante: il fine legittima i mezzi oppure il buon fine è tale solo quando è giustificato dalla legge? Interrogativi machiavellici che da noi erano già stati proposti qualche centinaio di anni fa. Per il resto la serie è assolutamente godibile. E’ vero, c’è qualche episodio debole, ma altri sono davvero geniali. Tutta la serie si regge su Jane Doe e sulla love story con Weller, interpretato dall’attore australiano Sullivan Stepleton, il Temistocle del film 300- L’alba di un impero. Fra parentesi, la Alexander e Stepleton sul set proprio non si reggevano, al punto che l'attrice americana a un certo punto avrebbe voluto licenziare il partner australiano dal cast senza però riuscirvi. Altre love story incrociate si sviluppano fra i membri della squadra capeggiata da Weller: l’immancabile presenza di una coppia gay (Rich.com e Boston), quella interetnica fra Reade e Zapata. Da menzionare Ashley Johnson nel ruolo dell’esperta informatica Patterson, nonché il personaggio di Roman, fratello di Jane, interpretato da Luke Mitchell. Non preoccupatevi se vi sembrerà di trovare qualche buco di trama, o interrogativi senza risposta (Avery, che fine hai fatto?) o risposte incomplete a interrogativi più complessi. Il ritmo è incalzante, non state li a perder tempo, divertitevi e rilassatevi. Ah, dimenticavo il finale, effettivamente è geniale. Lieto fine? Vai a sapere. Qualcuno ci ha creduto davvero? Boh? Io comunque non ve lo dico. Sappiate però che la serie finisce….. ====SPOILER===== - - - - …esattamente come è cominciata: con un borsone nel mezzo di Times Square. ==== FINE SPOILER=== Quindi non resta che augurare a tutti buona visione!.

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