L'aquila oltre il fiume | di Davide Bernardin





L’Aquila oltre il fiume continua la saga transatlantica cominciata con Quella casa in fondo alla pianura di cui è il sequel (recensione su questo blog del 29 agosto 2022).
Mentre il primo libro era focalizzato soprattutto sulla fine dello schiavismo negli stati del sud degli Stati Uniti con l’ardua emancipazione della famiglia di Daniel, il secondo volume appare più incentrato sulle vicende della famiglia dell’amico Goffredo durante l'avvento del Fascismo a Bologna.
Inoltre, una parte significativa del racconto è localizzata nella zona di Primiero, con un pizzico di thrilling a causa della presenza nelle valli e sui monti di un omicida che terrorizza gli abitanti.
Il libro mantiene linee narrative alternate fra Bologna, la Louisiana e Londra, in modo da seguire le vicissitudini dei personaggi già conosciuti nel primo libro.
Lo sforzo di coesione storica dell’autore è notevole, perché siamo di fronte a un romanzo corale che si sviluppa nel periodo intercorso fra le due guerre mondiali con tantissimi personaggi.
Emergono due parallelismi interessanti.
Da una parte il libro si apre con la situazione dei neri americani non ancora risolta negli stati del Sud dove le leggi seguite alla sconfitta del fronte sudista facevano emergere nei fatti la progressiva discriminazione razziale dei neri, legalizzata grazie a provvedimenti di tipo segregazionista; dall’altra, le vicende della famiglia di Goffredo intersecano l’ascesa del regime dittatoriale fascista con la descrizione di un clima sociale in rapido deterioramento ben presentato dall’autore nella sua progressività. 
Le due linee narrative principali sono interessanti perché l’autore riesce a inserire dettagli di vita quotidiana che inducono il lettore a entrare in contesti storici e sociali distanti nello spazio, e in tempi ormai definitivamente tramontati, facendo toccare con mano la vita di un secolo fa  che costituiva il mondo della gente semplice, al di qua e al di là dell’oceano: dagli oggetti di lavoro, alle occupazioni casalinghe, ai mestieri scomparsi e ai detti, le canzoni e i dialetti (bolognese e quello delle valli trentine) oggi forse non più praticati.
È encomiabile a questo riguardo lo sforzo di raccolta di informazioni ed eventi storici da parte dell'autore. 
La ricchezza dei tanti elementi e descrizioni a corredo costituisce senz’altro l’aspetto più interessante della seconda parte di questa lunga saga.
Consigliabile a chi apprezza i romanzi storici ben documentati.
L'aquila oltre il fiume può benissimo essere definito romanzo popolare, sebbene tale definizione sia oggi non più attuale. 


Commenti

Post popolari in questo blog

Ray Donovan, sláinte a tutto il male che c’è.

Norwegian Wood ovvero delle ancestrali pulsioni fra Eros e Thanatos