"Porca Vacca" di David Duchovny | Genialata totalmente fuori di testa


Ed ecco dunque a grande richiesta la recensione di Porca Vacca di David Duchovny.

Poiché l’autore è statunitense - ricordate Mulder di X-Files? Sì, proprio lui -  la traduzione italiana del titolo originale inglese Holy Cow non è esatta al cento per cento: sarebbe infatti “santa vacca”, o “vacca sacra”. Ma Porca Vacca in italiano rende bene, perché  Holy  Cow è comunque un’ esclamazione che esprime eccitazione e sorpresa, come in italiano.


Che inizio del cavolo questa recensione, okay, avete ragione. Comunque, andava detto. Anche la questione se viene spiegato perché la vacca è porca… beh, Mariano, il libro non lo dice; infatti di sicuro non lo è, anzi, a leggerlo si capisce quanto la mucca - la chiamerò così d’ora in avanti perché muggisce e fa mu - sia invece assai saggia.


Ma veniamo al libro. Elsie, la mucca, racconta in prima persona le proprie vicissitudini dal momento in cui per puro caso si sofferma a osservare la famiglia del fattore in estasi, come in preghiera, davanti a uno strano oggetto. Elsie scopre in questo modo l'esistenza della TV proprio durante  un documentario sugli allevamenti intensivi in cui si vedono altre mucche condotte al macello. La mucca ne è scioccata non può credere ai suoi occhi, il mondo bucolico in cui era vissuta fino a quel momento  - capirete bene - le crolla addosso.

Si riprende dopo qualche giorno un po’ perché ancora si ritrova davanti alla TV, sempre di nascosto sia chiaro, questa volta durante una trasmissione sull’India. Elsie osserva la reverenza del popolo indiano per gli animali della sua specie e decide di trasferirsi lì. 


E’ chiaro che Elsie dimostra una certa sensibilità e perspicacia, lei comprende il destino al quale non potrà sottrarsi rimanendo, sebbene nella fattoria abbia un’amica, Maddy (avevano appena deciso di fare il filo a qualche torello… cavoli).


Però a Elsie non va di trasformarsi in hamburger per qualche fast food. Avrete già capito che la storia, per quanto insensata, mette in risalto temi attuali come l’uso sconsiderato del cibo, e pur non avendo intenti di tipo ideologico, pone il lettore davanti a interrogativi, e quello delle scelte alimentari non è il solo. Nel corso della narrazione ci saranno altri aspetti di riflessione: ad esempio la religione, Dio, il modo in cui ci si pone nei confronti della natura.


Oh, adesso la sto mettendo sul serioso ma non devo esagerare perché ci sono anche tante cosette divertenti. Ad esempio, come fa Elsie a lasciare la fattoria per l’India? Dagli Stati Uniti il percorso sembra complicato, l’India non è proprio a due passi. Metti che si fa aiutare, trova infatti Shalom, un maiale ebreo (ops, scusate, ma è proprio un animale, un suino… insomma… d’altra parte Duchovny ha ascendenze ebraiche, da qui anche una certa propensione per il tipico humour) che parla yiddish,  e Tom il tacchino che l’accompagnano. Ma Shalom dell’India non gliene può importare di meno, lui anela a Israele, e Tom crede che il paese che fa per lui sia la Turchia = Turkey = Tacchino. Abbastanza demenziale, no?


Per non spoilerare troppo dico subito che tutti e tre i  paesi designati contengono importanti controindicazioni, ci saranno delle difficoltà.


Duchovny conduce la narrazione in modo magistrale, a un certo punto vi sembrerà normale che una mucca, un maiale e un tacchino camuffati per non dare nell’occhio (troveranno a un certo punto anche Camel, quello delle sigarette)  e non farsi riconoscere dagli umani possano aggirarsi indisturbati per il mondo e soprattutto per gli aeroporti.


Verrete a sapere come sia loro possibile non essere estromessi dal personale di volo e come, una volta in Israele, oltrepasseranno più volte il muro che divide il territorio palestinese da quello israeliano. Insomma, i problemi reali non vengono certo elusi. 


I dialoghi sono comicissimi, le battute esilaranti non tanto in se stesse ma per come sono inserite nel contesto della narrazione; vi stupirete perché vi faranno ridere le battute più sceme.  Altre trovate vi sembreranno invece incredibili (effettivamente lo sono) ma mentre le leggerete vi troverete a pensare: “questa cosa è troppo scema” per poi riconoscere “ma in fin dei conti sono solo dettagli”. E il punto di vista della mucca vi sembrerà del tutto plausibile. Peccato che molti riferimenti alla tradizione ebraica non li abbia colti, ma la prima volta che incontro Shalom me li farò rispiegare.


Ultima chicca le frequenti parentesi nel bel mezzo della narrazione di Elsie con le osservazioni  del suo editor… assolutamente esilaranti. 


Insomma, avrete inteso che questo Porca Vacca mi sia piaciuto tantissimo, un libro davvero per tutte le età. Belle le illustrazioni. Ottima idea regalo.




Commenti

Post popolari in questo blog

Ray Donovan, sláinte a tutto il male che c’è.

L'ultima dei Neanderthal

"Nei sogni ritornano" di Ariela Tasca | Chi ha vissuto vivrà