Polvere nel vento | Romance dell'anno di Chiara Kiki Effe


A fine anno voglio segnalare un romanzo, che è un romance, fra i più interessanti dei tanti letti.

E' un Libro che ho seguito sin dal nascere, dalla prima stesura e forse ancor prima.
L'autrice, Chiara Kiki Effe, era determinata a creare una storia ispirata a una canzone dei Radio Company, band americana che ho scoperto grazie alla serie tv Supernatural.
La canzone in questione è City Grown Willow, il cui inizio suona così:
“Lei vuole sapere a che gioco sta giocando
Lui vuole che cambino i nomi dei giocatori della partita
Lui è giovane negli anni ma saggio in modi incantevoli
Lei crede nell’amore, meglio se nelle giornate assolate”.
Nel romance di Chiara lei è Willow, lui Dean ed entrambi escono da due storie tormentate.
Difficile lasciarsi andare quando ci si è messi in gioco con tutto se stessi, e i due protagonisti sono tormentati proprio da questo loro ingombrante passato.
Il romanzo è costruito attorno a questa sfida.

Chiara costruisce con naturalezza una love story coinvolgente, riuscendo a trasmettere con equilibrio, mediante brevi e intense inserzioni, i momenti più significativi vissuti dai due protagonisti nelle loro precedenti relazioni.

Come reagiranno alla fine? Che cosa trascinerà Willow e Dean a comprendere che il passato è definitivamente da lasciarsi dietro alle spalle? Che peso avranno i nuovi accadimenti, imprevisti?
Chiara è riuscita a creare una storia fresca senza rinunciare ad approfondire riflessioni e interrogativi più intimi dei due protagonisti, in un modo immediato, dando spesso la parola ai personaggi secondari che assumono così un ruolo di rilievo.

Il risultato è un romanzo piacevole, divertente, dai toni talvolta drammatici, ma in regola con le classiche regole del romance.

Bello l’incipit il cui impatto è da romanzo d’azione che obbliga il lettore a entrare immediatamente nella storia. Eccolo:

"La dottoressa Willow Jensen uscì dall’ascensore ancora prima che le porte d’acciaio si aprissero del tutto e avanzò. Passi rapidi, veloci, comandati; il cuore batteva scomposto, il fiato corto, le mani strette a pugno.
Vide a malapena qualcuno che teneva spalancata la porta che dava sul tetto del St. David’s Medical Center, un dettaglio insignificante in quel momento, come tutto il resto.
Uscì all’esterno e una ventata di aria gelida la investì – indossava il camice sopra ai vestiti, ma non si era preoccupata di prendere il cappotto.
Un altro dettaglio insignificante, in quel momento.
Il cielo era bianco; nevicava da ore, e non accennava a voler smettere.
Tutta Austin era imbiancata, ghiacciata, stretta in una morsa di gelo.
Willow alzò gli occhi ma, prima di vedere, sentì. L’elicottero si stava avvicinando.
Si strinse le braccia addosso ma non si mosse, e rimase ancora più ferma quando mise a fuoco il puntino nero che si faceva strada velocemente.
Pochi secondi, infiniti lunghissimi secondi, e il Bell si posò sul terrazzo facendo mulinare la neve; milioni di spilli le sferzarono il viso.
Chiuse gli occhi, ma non si scansò.
Non ne sarebbe stata capace. Non in quel momento.
Fu questione di altri pochi attimi, o così le parve: attimi congelati in cui qualcuno le passò a fianco abbassandosi e schermandosi la faccia per avvicinarsi all’elicottero.
Attimi scongelati, poi: la barella, il corpo sopra la barella. Parole. Indicazioni.
Freddo. Gelo.
Tanto freddo.
«Dottoressa» disse qualcuno.
Willow non si mosse.
«Dottoressa…»
«Sì, ho capito» rispose tornando dentro; si fermò sul pianerottolo, si mise in un angolo.
La barella le comparve davanti e la sua attenzione venne risucchiata; prima i piedi – gli scarponi un po’ consunti, ma comodi e caldi – poi il telo argentato.
Poi il viso.
Il suo viso.
La barba troppo lunga, i capelli appiccicati alla fronte. Un taglio su una guancia. Sangue che era colato, si era coagulato, e nessuno si era preso la briga di pulirlo.
Willow si mosse e seguì gli inservienti che entrarono nell’ascensore. Uno dei due – lo sguardo serio, composto –, la squadrò per un attimo. «Viene?» le chiese, dato che lei si era bloccata. Di nuovo.
«Sì.»
Willow entrò nella cabina e avvicinò il volto a quello dell’uomo sulla barella. Allungò una mano, la tenne a mezz’aria.
Un attimo.
Un attimo prima di abbassarla.
Gli accarezzò una guancia e ricacciò indietro una lacrima. Si chinò, accostò la bocca all’orecchio di lui. «Non azzardarti a morire, Dean.» "

Disponibile su Amazon, nelle edizioni ebook , copertina flessibile e rigida.

Buona lettura!

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