Venezia soluzione estrema | di Giancarlo Bosini






Questo romanzo del giallista Bosini è un interessante connubio fra realtà e finzione. 
Quello che infatti mi ha colpito è stata la capacità dell’autore di ambientare una storia ispirata alle vicende di un importante edificio che nel suo genere è un emblema e parte integrante del paesaggio veneziano: l’ex Molino Stucky alla Giudecca che nella finzione romanzesca prende il nome di Mulino Mendel.
Prima della sua ristrutturazione, che lo ha effettivamente trasformato in un lussuoso hotel, la costruzione si ergeva nella sua maestà inquietante in modo prepotente sull’isola della Giudecca. 
Bosini lo ha trasformato in un palcoscenico prendendo a prestito eventi realmente accaduti, come le devastazioni causate da incendi, ma rendendolo nel contempo il fulcro su cui ruota una storia ricca di suggestioni.
Al centro il progetto di trasformazione del vecchio mulino attorno al quale ruotano personaggi dal passato non proprio cristallino e indizi non sempre facili da cogliere soprattutto quando di mezzo ci stanno cose come le centurie premonitrici di Nostradamus e un misterioso dipinto che ritrae un delitto sul quale indagini frettolose avevano anzitempo posto la parola fine.
Un altro aspetto particolarmente suggestivo è poi la Venezia che fa da sfondo a tutta la narrazione. 
Una Venezia insolita proprio in quanto vista con gli occhi dei suoi abitanti, la scoperta di antichi edifici, come la Biblioteca Marciana, Ca’ Dario, sui quali l’occhio del visitatore raramente si sofferma in profondità. Ne esce un bel quadro d’insieme che invoglia il lettore a riassaporare molti luoghi magari già incontrati in passato ma che ancora hanno tante cose da raccontare.
La Venezia di Bosini è dunque una lettura distensiva e piacevole che non deluderà.


Foto a sinistra: una visione del vecchio molino Stucky; a destra Ca' Dario


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