Visioni notturne al chiaro di Venere


(Questa cronaca ha ispirato l'omonimo racconto che sarà pubblicato prossimamente).


Nascita di Venere

Una sera d’inverno, mia moglie e io, procedevamo, attraverso i campi, di ritorno dal santuario della Madonna della Fontana verso il paese. San Nazzaro era sempre lì al suo posto, a poche centinaia di metri percorribili interamente in aperta campagna.
Era appena dopo il tramonto e la luce del crepuscolo avrebbe presto lasciato il posto all’oscurità, ma l’orizzonte era diventato una striscia rossa come di fuoco, il sole sotto l’orizzonte faceva ancora giungere gli ultimi bagliori.
In alto in cielo, a preannunciare una limpida notte stellata, era sorto Venere, che in quel periodo è ben visibile. Avevo con me la mia Fujifilm e scattai una foto al panorama.
Dopo qualche giorno, la riguardai, la modificai leggermente e la pubblicai su Instagram.
Dopo circa una settimana la foto aveva raccolto qualche like e fra questi quello di uno studio d’arte di Amburgo. La sua pagina conteneva un vasto repertorio di opere: quadri a olio o acrilici realizzati su diversi supporti. Ne feci scorrere molti e vidi che mi piacevano tutti. Erano combinazioni di fotografia e pittura, la trasformazione di dettagli architettonici e monumenti famosi e meno famosi, con l’aggiunta di motivi sorprendenti e accostamenti di colore che conferivano ai soggetti nuova vita.
Misi lo studio fra i preferiti e da quel momento iniziammo a scambiarci i like sotto forma di cuoricini che IG mette a disposizione: io ai dipinti e Nica Art Studio, questo il nome dello studio d’arte, alle mie rare foto.


L’idea

Il paese di San Nazzaro Sesia dista una decina di chilometri Novara, il capoluogo amministrativo, e circa altrettanto da Vercelli, dove ha sede l’arcidiocesi di riferimento. Ma il piccolo centro è soprattutto famoso per la presenza della abbazia intitolata ai santi Nazario e Celsio, incardinata nell’arcidiocesi vercellese.
La chiesa abbaziale del XI secolo campeggia nel cuore del paese, accanto all’alto campanile da cui si possono scorgere le città di Novara e Vercelli e la cerchia delle Alpi.
In passato era stato un punto di osservazione strategico importante. Il repertorio iconografico dell’abbazia con i suoi affreschi interni e nel chiostro è molto ricco, esistono anche diverse pubblicazioni che la descrivono.
Dell’abbazia avevo nel corso degli anni già scattato un buon numero di foto, ma per quanto la fotografassi non ero mai soddisfatto.
Non è facile coglierne l’essenza. Le molte ombre alla luce del sole rendono complicata la visione completa dei dettagli esterni; è inoltre poco agevole inquadrarla tutta standovi di fronte. Ma più la si conosce e più la si apprezza nel suo contesto e il contesto è ciò che le sta attorno: le mura che la circondano, ma anche la campagna attorno, le case e la piazza nelle quali appare quasi incastonata.
Mi venne l’idea di rappresentare questo concetto. Quello che non è possibile fotografare è però possibile dipingere, e viceversa; questo almeno diceva Man Ray, il grande artista pittore, grafico e fotografo americano nato a Filadelfia nel 1830 e morto a Parigi a ottantasei anni.
Sicché pensai che sarebbe stato bello realizzare un dipinto. Sì, ma come? Io non so dipingere. 
Perché dunque non chiederlo a Nica? Le mandai una mail domandandole se si sarebbe resa disponibile a realizzare un ‘opera basata su alcune foto che le avrei inviato.
Mi rispose di sì. Il lavoro si presentava complicato, non ci si conosceva ma lei doveva sapere con precisione cosa volevo da lei, non sarebbero dovuti sorgere fraintesi.


L’opera

Nica mi fece giungere alcune domande: che formato desideravo, con che tipo di materiale si sarebbe realizzato il dipinto: legno, tela, metallo; che tecniche avrebbe utilizzato, acrilico, olio, ecc.; volle anche sapere se avessi mai osservato alcune opere sul suo sito che potevano avvicinarsi come idea e tecnica a quanto avevo in mente; infine volle farsi un’idea di dove intendessi collocare il dipinto. Io questo non lo avevo ancora deciso, ma le inviai un paio di pareti di una stanza.
Le inviai quindi sei fotografie scattate da me: due versioni della foto al chiaro di Venere e altre quattro foto dell’abbazia: il campanile e la chiesa in diverse inquadrature. In tutto sei immagini.
A quel punto si trattava di scegliere la combinazione migliore. Devo dire che ero un po’ preoccupato, ma decisi di lasciarle ampio margine di decisione. La mia idea era di combinare l’immagine di Venere con quella dell’abbazia, ma le avevo fornito anche altre opzioni su cui lavorare: ad esempio avrebbe potuto lavorare anche su una sola immagine dell’abbazia se lo avesse preferito.
Mi rispose dicendo di aver scartato subito l’idea di lavorare sulla sola immagine di Venere. Potevo ben capirlo, c’era ben poco da elaborare su quell’immagine; a parte lo skyline dell’orizzonte, il resto era solo cielo e il piccolo lumicino del pianeta.
Ma ero comunque certo che Nica avrebbe fatto la scelta migliore. Infatti, dopo qualche giorno mi inviò le due foto che aveva scelto di combinare assieme. L’immagine di Venere e una dell’abbazia. Era esattamente quello che desideravo: una inquadratura dell’abbazia dalla quale emergevano le tre navate con il campanile e l’immagine di Venere al tramonto. Perfetto. E Nica era riuscita a realizzare un mash-up sorprendente. Si poteva procedere.
Quindi mi inviò una serie di ventitré versioni del mash-up. C’erano diverse combinazioni di colorazione, le immagini erano state elaborate con programmi professionali, ma non mi interessava tanto approfondire tecnicamente che tipo di programma. Seguirono diversi scambi di mail e diverse altre variazioni della immagine predefinita, avrei dovuto scegliere la versione definitiva su cui in seguito avrebbe steso i colori. Assieme alla proposta di variazioni Nica mi inviò un altro file dal titolo “Non aprire ora”. Avrei dovuto aprirlo solo dopo aver effettuato la mia scelta qualche giorno dopo. In quel file c’erano le considerazioni di Nica, si trattava di verificare se le nostre valutazioni coincidevano e fino a che punto. Se avessi letto subito quel file anche il mio giudizio ne sarebbe risultato inevitabilmente condizionato.
Dopo un giorno, aprii il file, le sue osservazioni non erano molto differenti dalle mie. Avevamo scelto la versione master.  Nei giorni successivi anche di questa versione furono preparate da Nica altre variazioni fino a quando isolammo l’immagine mastro definitiva.
Nica ci lavorò sopra ancora qualche altro giorno, quindi decidemmo che era arrivato il momento di inviare il file alla stampa. Sulla immagine, delle dimensioni finali su tela, Nica avrebbe steso i colori e i motivi.  Un problema da risolvere era ad esempio quanto arancio volevamo dare al tutto, a me piaceva l’idea del cielo arancione, ma senza esagerare, così come mi piaceva l’idea di inserire del giallo. Nica mi inviò anche elaborazioni della struttura della chiesa e in particolare del rosone centrale, immagini dettagliate. Un altro problema era come valorizzare la presenza di Venere. Dalla mia foto si vedeva un puntino insignificante, Nica lo arricchì in un modo che mi sembrò a prima vista esagerato, ma successivamente, riguardandolo e immaginandolo nell’insieme del quadro, decisi che si poteva osare.
Ad opera conclusa direi che Venere corrisponde esattamente alla mia idea iniziale, ma contiene qualcosa di più, il tocco di Nica. L’abbazia si era trasformata in una visione fantastica che prendeva fisionomia nel cielo notturno fra il pianeta e l’orizzonte infuocato.
Empatia
L’opera prese forma in due mesi fra la metà di dicembre e la fine di gennaio. Durante quel periodo Nica e io comunicammo a distanza, lei da Amburgo, una città che già conoscevo essendoci stato diversi anni prima, e io da Novara o da San Nazzaro.
Ci scambiavamo email o messaggi Whatsapp. Un giorno Nica mi stupì raccontandomi della sua famiglia; fui favorevolmente meravigliato, perché esulava da uno scambio di informazioni tecniche o commerciali e ci avvicinava come persone. D’altra parte, ho sempre considerato importante sul lavoro la componente empatica che si può stabilire fra le persone. Naturalmente feci altrettanto con lei.
Più il lavoro procedeva e più Nica aggiungeva particolari tecnici che facevo fatica a comprendere a pieno. Né telefonando sarebbe stato più utile, forse sarebbe servito a confonderci, non avendo io dimestichezza con terminologia di tecnica pittorica.
Le diedi carta bianca, ero sicuro che il risultato finale sarebbe stato di mio gradimento, d’altra parte tutta la sua produzione lo era, non vedevo perché quest’opera non sarebbe stata almeno pari alle altre.

La storia che verrà
L’opera è ora terminata ed è perfetta. A me e a mia moglie noi piace molto. A Nica ho inviato la foto del dipinto appeso alla parete. Anche il titolo è stato frutto di una decisione comune: «Visioni notturne al chiaro di Venere.»
La visione dell’abbazia emerge dal cielo quasi notturno come un castello fiabesco che invita l’osservatore o un ipotetico viandante al sogno o alla contemplazione.
Più la si guarda e più trasmette sfumature sempre nuove. Al tempo stesso è una rappresentazione insolita di San Nazzaro Sesia.
L’opera raccoglie elementi distanti fra loro che non potrebbero nella realtà essere osservati assieme.
Soprattutto l’immagine trasmette, pace, serenità e un senso di sospensione del tempo e penso che la si possa guardare ma anche ascoltare, perché forse ha anche una storia da raccontare.
_________________
Visioni notturne al chiaro di Venere è realizzata da Nica Art Studio di Amburgo, Germania.
Misura 120 x 80 centimetri ed è il risultato di una elaborazione fotografica con aggiunta di pittura acrilica su tela.

Commenti

Post popolari in questo blog

Ray Donovan, sláinte a tutto il male che c’è.

L'ultima dei Neanderthal

"Nei sogni ritornano" di Ariela Tasca | Chi ha vissuto vivrà