Noi che abbiamo votato Renzi alle primarie senza la tessera del Pd



Ebbene, noi che abbiamo votato Renzi alle prime primarie senza essere iscritti al Pd e alle seconde primarie non ci siamo andati giacché il risultato era scontato, possiamo legittimamente e nel pieno delle nostre facoltà, avanzare alcune perplessità su un aspetto che concerne il dibattito su art. 18 e approvazione di Jobs Act.
Il premier sostiene di volere incentivare le imprese che assumeranno lavoratori a tempo indeterminato diminuendo l'onere dei contributi sociali, par di capire. Una  misura simile fu già introdotta in passato da un governo D'Alema e aveva costituito più recentemente un desiderata di Berlusconi prima delle ultime elezioni vinte dal Pd (ogni tanto va ricordato che è stato il Pd a vincere le elezioni seppur di poco). Detto questo occorre considerare il contesto attuale. Stante l'art. 18, grazie al quale i licenziamenti illegittimi potevano essere portati davanti a un giudice del lavoro con l'iniziativa di un lavoratore ingiustamente licenziato generalmente sostenuto dal sindacato, oggi, senza l'art. 18, i licenziamenti potranno avvenire più celermente senza distinzione alcuna. Dunque  se si vogliono incentivare i rapporti di lavoro stabili e duraturi nel tempo, occorre modificare l'approccio al problema. A che serve infatti premiare l'assunzione a tempo indeterminato con sgravi contributivi  quando è possibile interrompere il rapporto di lavoro sic et simplicter? In tal modo, istituendo gli sgravi fin da subito, si  potrebbero danneggiare ad esempio i lavoratori più anziani,  semplicemente perché più svantaggiati a causa dell’onere contributivo, a fronte dei lavoratori più giovani i quali, una volta entrati in azienda anche con contratti a tempo indeterminato, potrebbero venirne estromessi dopo poco, e nuovi lavoratori sempre a tempo indeterminato potrebbero sostituirli. In realtà l'aver abolito l'art 18 ha fatto sì che anche l'impegno di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato diminuisca di importanza. Allora, che fare per incentivare l'occupazione? Basterebbe forse occuparsi di un dettaglio non di poco conto. Anziché premiare da subito il contratto a tempo indeterminato, si potrebbe invece premiare l'impresa che fidelizza il dipendente riducendo a poco a poco l'onere contributivo con il passare del tempo. Sicché, quando un'impresa assume qualcuno, indipendentemente dal tipo di contratto e dall'età del dipendente, per i primi mesi  l’impresa continuerà  a pagare il contributo pieno, ma dopo un anno potrebbe pagare un po' di meno, dopo due o dopo tre un altro po' di meno e così via. Alla fine il risultato sarà che il legame impresa -dipendente si sarà rafforzato in quanto non è soltanto lo sgravio contributivo che interessa all'impresa, ma la crescita professionale del  dipendente che solo il tempo può garantire. Speriamo che  queste considerazioni possano trovare ancora spazio in questa fase di assestamento e di limatura del dispositivo nonché dei successivi decreti delegati.


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