22-11-63 di Stephen King attraverso le insidie del passato


Non sono un grande conoscitore di Stephen King, ma considerato l’enorme successo che il settantaduenne scrittore statunitense ha a livello planetario, mi sono proposto di colmare quella che considero una mia grave lacuna. 
Piaccia o non piaccia, non si può restare privi di un’opinione su uno scrittore tanto popolare”- mi sono detto. Per questo ho cominciato a leggerlo.

Il primo problema incontrato era stato come raccapezzarmi nella sterminata produzione di ben cinquantaquattro romanzi oltre a diverse raccolte di racconti. La fortuna ha voluto che ho potuto avvalermi dei consigli di una persona che dei libri di King possiede una conoscenza assai approfondita avendoli letti tutti, dal primo all'ultimo. Inoltre, conosce i miei gusti in fatto di generi letterari, che non prevedono il genere horror, sicché in questo caso la sua funzione è stata quella di vera e propria consulente personale. Naturalmente intendo mantenere il segreto e non rivelerò la sua identità, a meno che non lo voglia fare lei.

Ma conoscere King senza addentrarsi nell’horror sembrerà strano, direte voi, ma è possibile. D’altra parte a me interessava conoscerne lo stile narrativo e c’è horror e horror.

Ed è solo dopo questa debita premessa che mi accingo a parlare di questo romanzo suggeritomi a causa delle mie predilezioni verso universi paralleli, viaggi nel tempo et similia. Infatti, proprio di questo tratta il romanzo.

Questo articolo-recensione è per gente come me:  tabulae rasae in fatto di kingology. Non so ancora quali altri titoli di King mi saranno proposti, ma 22-11-63 non è collocabile né fra i primi né fra gli ultimi della produzione di King essendo stato pubblicato nel 2011 ben oltre l’epoca dei fatti oggetto del romanzo e ben oltre il suo romanzo d’esordio, Carrie del 1977. Ne deriva che la mia scoperta di Stephen King non seguirà strettamente la cronologia delle opere. Staremo a vedere.

22-11-63 è la data dell’attentato a John Fitzgerald Kennedy, trentacinquesimo presidente degli Stati Uniti d’America, ucciso con tre colpi di una carabina di fabbricazione italiana a opera di Lee Oswald.

Ora, non è il caso di raccontare nei minimi particolari tutta la storia, diciamo solo che il romanzo è incentrato su un interrogativo che i testimoni dell’epoca e gli osservatori successivi si saranno posti: cosa sarebbe successo in America e nel mondo se l’attentato non ci fosse stato o se Oswald non avesse sparato o non fosse riuscito nel suo intento. Ma quello che non è possibile fare nella realtà è normale che accada nella letteratura e così il romanzo ci prova. Il protagonista torna indietro nel tempo e cerca di aggiustare determinati avvenimenti, taluni anche di interesse personale, immaginando di riuscire a sventare l’attentato a Kennedy e, di conseguenza, migliorare gli eventi futuri per tutta l’umanità.

Va da sé che non è proprio semplice intervenire nel passato, il passato fa di tutto per non lasciarsi modificare – concetto più volte espresso nel romanzo - e questa è una caratteristica interessante che i viaggiatori nel tempo dovrebbero tenere in considerazione, almeno quanto cadere nei possibili e certi paradossi temporali di cui ogni appassionato di fantascienza è espertissimo. Inoltre, una volta nel passato, occorrerà fare attenzione all’effetto farfalla, quel principio in base al quale una variazione minima è in grado di generarne altre di più vasta portata.

Ma ci si può innamorare di qualcuno, in questo caso una donna, nel e del passato? E’ possibile desiderare di, non solo trasformarlo, ma addirittura utilizzare il passato per risolvere i propri fantasmi nel presente? Qui le cose si fanno ancora più complicate perché tornare nel presente modificato grazie agli interventi nel passato, fatti per migliorarlo, può diventare controproducente. E allora come la mettiamo?  Insomma, il romanzo a poco a poco dalle problematiche politiche vira in modo costante e inesorabile sul versante esistenziale del protagonista fino a rendergli la vita molto ma molto complicata.

Se volete saperne di più leggetelo. Niente horror in questo libro, ma tanta suspence condita con qualche omaggio al ben noto “Back to the future” che risale al 1985, del tipo fotografie che mutano dopo gli interventi del protagonista giunto nel passato. Ma il romanzo offre altre citazioni delle opere e della vita di King (questo lo so perché sono andato a informarmi dopo).

Un altro aspetto interessante del romanzo sono i dettagli di vita quotidiana nella provincia americana di fine anni Cinquanta e inizio anni Sessanta, la ricostruzione della personalità di Oswald e i dettagli del percorso dell’auto che trasportava Kennedy il giorno della sua morte. Tutte informazioni vre riprese da fonti giornalistiche e studi reali.

Dicevo  prima dello stile narrativo di King. Dopo la prima lettura di Carrie, ora posso dire di essermi fatto un’idea più precisa. Decisamente molto cinematografico, non è un caso che molte sue opere sono diventate film o serie tv (come appunto 22-11-63): uno stile asciutto, senza fronzoli, in cui il cosiddetto “Show don’t tell” la fa da padrone: vale a dire quella particolare abilità di uno scrittore di utilizzare le immagini per calare il lettore nelle situazioni, esattamente come in un film. Il lettore mentre legge “vede” la scena, segue i movimenti dei personaggi, sente i suoni e tocca le cose, esercita in altre parole tutti i sensi. Uno stile moderno, che molti scrittori cercano di adottare non sempre con successo.

Devo dire che il romanzo ha faticato un po’ a prendermi perché ho avuto l’ impressione di una certa lentezza iniziale, e una ridondanza della trama, ma alla fine ho dovuto ricredermi e dire che ci stava tutta. Rileggendolo non salterei nessuna pagina.

Il finale non delude. Pertanto il mio giudizio conclusivo, per quel che può valere, è ampiamente positivo. Un buon inizio alla scoperta di King. Ne riparleremo ancora su queste pagine con altri titoli.

Commenti

Post popolari in questo blog

Ray Donovan, sláinte a tutto il male che c’è.

L'ultima dei Neanderthal

"Nei sogni ritornano" di Ariela Tasca | Chi ha vissuto vivrà