Penetrato nelle segrete stanze


Novara, ottobre 2017. Varcata la soglia dell’antico maniero, restaurato, rimaneggiato, trasformato, mi ritrovo come all’interno di un quadro di De Chirico: un grande cortile deserto, in lontananza costruzioni squadrate, ombre, vetrate e aperture dall’aspetto ammiccante e misterioso. Improvvisamente un’addetta dello staff si materializza comparendo da dietro un totem pubblicitario della mostra come in attesa del primo fra i Tartari in arrivo. Ma ci sono solo io. Poiché riesco facilmente ad assumere un aspetto evanescente lei non mi considera e preferisce prestare attenzione alla coppia che mi segue poco dietro di me terribilmente necessitante di una toilet. La coppia ubbidisce alle sommarie indicazioni dell’addetta e imbocca una scala che gli viene indicata che conduce nel sottosuolo del cortile: decido di seguirli perché l’idea non è da disprezzare, purtroppo la rampa di scale conduce a due porte chiuse. Decido di tornare sui miei passi abbandonando la coppia al loro destino. Grazie alla mia dote di invisibilità, mi dirigo verso un’altra apertura (è ormai evidente che nel maniero restaurato io non avevo ancora messo piede) proprio all’angolo fra il retro facciata di ingresso e l’ala ovest. La porta è aperta e si può entrare, imbocco una scala pensando di incontrare sicuramente la biglietteria, ma proprio in quel mentre la solita addetta mi chiama, mi volto, e lei: mi mostra per cortesia il biglietto? Avevo abbassato la guardia e la mia invisibilità si era attenuata... Rispondo che proprio la biglietteria stavo cercando e in tal modo apprendo che il percorso era un altro. Avrei dovuto entrare in biglietteria, ma non era segnalata, dunque sapere in anticipo la sua ubicazione, acquistare il biglietto e quindi recarmi al tavolo dell’accoglienza. Chiaramente se avessi voluto con dolo continuare nella manifestazione di invisibilità sarei riuscito a non pagare, ma la mia volontà era esattamente quella di acquistare regolarmente un titolo di ingresso regolare. L'addetta mi accompagna mostrandomi dove acquistare il biglietto per la mostra di Sgarbi, come la chiama lei.
Mi chiede poi se desidero la guida. Sul tavolo c’è il libro della mostra, rispondo di no. E’ gratuita fa lei, indico il libro, no. L’audioguida con la spiegazione dei quadri, vede? A fianco dei quadri quando trova un numero deve digitare sulla app e ascolta la spiegazione. Accetto e mi ritrovo fra le mani uno Huawei già impostato sull’introduzione. Scopro con ammirazione che sia l’introduzione che la spiegazione dei quadri è affidata alla viva voce di Vittorio Sgarbi. Che sia proprio il proprietario delle opere e critico indiscusso a presentarle mi sembra una vera e propria genialata. Mi accingo quindi a gustare i quadri dislocati nelle segrete stanze. Effettivamente proprio di quadri e di stanze si tratta. Mi compiaccio con me stesso per aver scelto un’ora non di punta, l’una del pomeriggio, la pausa pranzo. Le stanze sono deserte. Posso permettermi di osservare con tranquillità senza essere disturbato dai commenti e soprattutto dalla presenza ingombrante dei miei simili. Apprezzo sempre di più il contesto metafisico generale in cui mi trovo. Le spiegazioni dell’audioguida sono veloci, essenziali, chiare, frizzanti. Viene spiegato chi è l’autore e i principali aspetti di richiamo artistico delle opere. Molti pittori sono pressoché degli illustri sconosciuti, tuttavia vengono inquadrati nel contesto artistico dell’epoca. Si tratta di dipinti acquistati dalla madre di Sgarbi, tale Caterina Cavallini detta Rina, mancata nel 2015, grande frequentatrice di aste internazionali, ma non solo, evidentemente dotata di budget considerevoli da investire in oggetti d’arte spesso sotto il suggerimento del figlio Vittorio. Questa donna è un personaggio molto interessante, ad essa è dedicata un’enorme gigantografia lungo il percorso. Proseguo. Ci si trova al cospetto, oltre a due Lorenzo Lotto, soprattutto di pittori minori del Quattrocento, emiliani, ferraresi, autori di opere note soprattutto ad addetti ai lavori, ma indicative degli smisurati giacimenti artistici di cui è zeppa la provincia italiana. Un altro merito a Sgarbi per aver proposto questo aspetto della storia dell’arte italiana.
Va detto che ad un certo punto, poco dopo alcuni interessanti riferimenti boccacceschi sulla vita di Artemisia, il percorso ha una caduta di stile. CI si trova a passare necessariamente attraverso una stanza dedicata al video della conferenza stampa di presentazione della mostra a Novara con il corredo della memorabile arrabbiatura del Nostro. Fortunatamente l’audio è pessimo e la cosa più interessante sono le sedie per un breve riposino. Sono ormai giunto quasi alla fine. Devo essere sincero e confessare che le ultime due stanze le ho viste un po’ di sfuggita, il tempo a me assegnato per la pausa pranzo stava terminando. Conclusione. Battage pubblicitario effettivamente troppo sbilanciato sulla figura di Sgarbi, ma credo sia una concessione al business; nel complesso mostra interessante, allestimento efficace e moderno, audioguida gratuita ottima, certo che se non gradite la voce di Sgarbi è un problema senza soluzione.
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