"La Porta di Mandelbaum" di Muriel Spark





Se riuscite a superare i due terzi del romanzo probabilmente vi piacerà...
Ed è quel che è successo a me. Incuriosito dal contesto storico, proiettato in una Gerusalemme divisa fra Israele e Giordania - siamo nel 1961 ai tempi del processo Eichmann - per una buona parte del libro il lettore ben disposto è portato a fare concessioni sull'intreccio relazionale decisamente poco appassionante dei vari protagonisti, ovviamente tipicamente britannici, ma questo è del tutto inevitabile.

C'è il funzionario d'ambasciata in vena di dedicare madrigali di ringraziamento alle sue numerose ammiratrici; una turista inglese mezzo sangue, ebrea e inglese convertita al cattolicesmo; il fidanzato archeologo alle prese con scavi sul Mar Morto e una fondamentale causa di annullamento matrimoniale alla Sacra Rota..., e che dire delle lady impegnate a trapiantare improbabile flora inglese fra le dune del deserto?
Fortunatamente spuntano affaristi arabo palestinesi, un pellegrinaggio thrilling clandestino fra Giordania e Israele e, dulcis in fundo, una centrale di spionaggio di rinnegati inglesi in combutta con spie palestinesi in odore di comunismo anti-israeliano; ma ahimè, siamo ormai alla fine del romanzo. Per il resto: ottimi i dialoghi con brevi spifferi di vero humor britannico di genere understatement, benché quasi impercettibile; apprezzabili le descizioni dei luoghi santi - soprattutto per chi ci è stato - nonché la tecnica narrativa basata su frequenti flash-forward.
Complimentatomi per essere giunto alla parola fine... scherzi che  fa la pratica del bookcrossing.

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