Sons Of Anarchy, affresco infernale per una famiglia maledetta
Si tratta di
soggetti che prediligono principalmente Harley Davidson, ma anche altri
cosiddetti choppers, vale a dire motociclette fortemente elaborate e
personalizzate in modo da non farle apparire uguali o simili a modelli di
serie. Esattamente il contrario dei cultori dei più famosi brand odierni.
Ma in quegli
anni si era alla vigilia di importanti cambiamenti epocali di contestazione al
sistema che negli Stati Uniti ebbe modo di esprimersi in un capovolgimento dei
valori e degli stili di vita non necessariamente caratterizzato da coerenze
ideologiche come invece avvenne in Europa e soprattutto in Italia diversi anni più
tardi.
Ad esempio, nel 1947 le cronache riportano che in una cittadina della California un raduno di motociclisti sfociò in risse e disordini ad opera di alcuni motociclisti in preda all’alcol e all’eccitazione. La polizia intervenne e a seguito dell’accaduto i giornali diedero ampio spazio all’avvenimento, tanto da indurre l’American Motocyclist Association a intervenire con una dichiarazione ufficiale in difesa dei motociclisti per bene. Tuttavia, una infima percentuale di alcuni, che fu indicata nell’1%, venne identificata come fuori delle regole, appunto, e così molti membri iniziarono a fregiarsi di un piccolo stemma, un 1% cucito a rombo sulla giacca e a dichiararsi Onepercenters. Erano nati i club fuorilegge.
Un’ ulteriore spinta verso il riconoscimento ai fanatici delle due ruote di una dimensione romantica venne poi a seguito del grande successo del road movie più famoso di tutti i tempi, Easy Rider.
E qui siamo
giunti alla seconda generazione dei fan delle Harley Davidson, quella dei
veterani della guerra del Vietnam.
Ma procediamo.
Nel 1960 nasce Kurt Sutter, troppo giovane per immolarsi nel Vietnam, ma tanto
amante delle moto e del teatro. Originario del New Jersey e, attenzione
attenzione, padre operaio alla General
Motors, probabilmente motociclista pure lui, madre segretaria presso la diocesi
cattolica di Newark, il giovane Kurt studia in una scuola cattolica prima di
dedicarsi al giornalismo e alla recitazione.
È in quella
fase che si avvicina alle tecniche di recitazione Meisner, un particolare
approccio basato sulla ripetizione ossessiva di frasi che inducono l’attore a
un progressivo abbandono del testo allo scopo di portare all’estremo la
componente istintiva.
In tal modo
una stessa frase può assumere significati e effetti molto diversi e al contempo
acquisire spontaneità e verosimiglianza intense con effetti emotivi molto
forti.
Sutter
diventa scrittore di testi per media, direttore e produttore e nel 2008
concepisce l’idea di una serie televisiva corale nella quale mette a frutto le
esperienze acquisiste: I Sons Of Anarchy per l’appunto.
La serie
ottiene un successo strepitoso e si sviluppa per sette stagioni per complessivi
90 episodi su Netflix.
Nella serie
Sutter interpreterà la figura del criminale Otto Delaney, mentre sua moglie, la cantante Katie Sagan, quella di Gemma, personaggio fondamentale della serie.
Per meglio
entrare nel ruolo e nelle dinamiche delle vicende, Sutter decide di trascorrere tre mesi a tempo pieno in un motorcycle club, di quelli fuorilegge, per
intendersi. Il risultato è di aver ideato una fiction che brilla per realismo,
intensità, violenza, e fedeltà al contesto dei motor club fuorilegge.
Ed eccoci a parlare dei Sons of Anarchy noti anche solo con acronimo di SAMCRO (Sons of Anarchy Motorcycle Club, Redwood Original). Si tratta di un gruppo di persone di tutte le età che in comune hanno una vita di solitudine esistenziale straziante, privi di una famiglia originaria, che solo l'appartenenza al Club può lenire e riempire di significato.
Il serial
parte con il Club già costituito e all’apice del riconoscimento e apprezzamento
nella città di fantasia di Charming, che tradotto vuole dire affascinante.
Siamo in California e i Samcro agiscono come tutori dell’ordine al di sopra e
al di fuori della legge. Clay, il capo, tiene in mano i traffici illegali,
partecipandovi attivamente, ma facendo in modo che la cittadina mantenga la sua
caratteristica di sempre un po’al difuori dal tempo in un perenne stile anni Sessanta.
Ma a quale
prezzo? Lo si vedrà. Certo i Samcro non sono santerellini, vivono di traffico
d’armi e di illegalità, hanno traffici con la Real IRA e la serie si svolge
attraverso dimostrazioni di violenze inaudite. Uccisioni, ricatti, vendette, sgozzamenti, squartamenti, smembramenti di cadaveri, regolamenti di conti sono all’ordine del giorno, come pure compromissioni con un sistema
giudiziario (sceriffi) compiacente, corrotto o inadeguato.
I Samcro
sottostanno unicamente alla loro legge che è la fedeltà al Club anzitutto; da
questa regola fondamentale discende tutto il resto, chi sgarra viene punito con
l’espulsione oppure la morte. Il tutto mediante votazione dei nove delegati
principali. Il nucleo dirigente. Con questo il Club esercita una propria
disciplina e gerarchia degna di un piccolo esercito. Ci sono gli affigliati, le
reclute e i dirigenti. Il nucleo non accoglie le donne, queste vivono all’ombra
dei loro uomini, sono loro esclusiva proprietà. Una donna non può divorziare,
non può abbandonare la sua famiglia. Ma la donna di un membro importante acquisisce
potere, viene rispettata da tutti gli altri, donne e uomini compresi, come
Gemma, la mamma di Jax, il protagonista della serie, che gode di rispetto e
potere che esercita con forza e spesso con crudeltà.
Ed è questo
il contesto in cui si snodano i vari episodi, con Jax alle prese con il suo
ingombrante patrigno Clay e successivamente alla guida del Club e desideroso di
raccogliere l’eredità del padre prematuramente morto in un incidente.
Jax è innamorato
di Tara, medico con una diversa scala di valori, che lotta disperatamente per
accettare le regole di un Club a lei sempre più distante. Jax cercherà di
portare il Club fuori dall’illegalità, mentre Tara cercherà di salvare la sua
famiglia allargata, Thomas il bimbo nato dalla relazione con Jax e Abel, nato
da Wendy precedente compagna di Jax.
La storia di
Jax e Tara pone interrogativi importanti sulla possibilità di redenzione e al
tempo stesso di fedeltà al club e alla famiglia di Jax.
Queste le
informazioni essenziali per comprendere fin dall’inizio un intreccio di vicende
che lascia a volte sconcertati. Per
apprezzare il serial occorre spogliarsi da ogni forma di giudizio morale, non
c’è nulla di moralmente salvabile, eppure l’insieme acquisisce un fascino del
tutto particolare come potrebbe essere un grande affresco raffigurante le anime
dannate in un giudizio universale.
Perché
guardare i Sons? Proprio per tutto questo, per come gli autori sono riusciti a
descrivere il dramma; per il pathos che tutti, proprio tutti i personaggi sanno
infondere; per Tara, per la fedeltà malata di Gemma verso la propria famiglia,
per un finale in cui Jax riuscirà a trovare un senso tragico alla sua vita
criminale.
SI è parlato
delle analogie Shakespeariane della serie. In effetti Sutter ha riadattato la
tragedia del principe Amleto (Jax) che fin dall’inizio dubita delle circostanze
che hanno portato alla morte del padre e il dubbio viene alimentato dalla prova
effimera del diario del padre e di alcune lettere (lo spettro) le cui pagine
rivelano al figlio la verità. Gemma (Gertrude) e Claudio (Clay) si amavano e
architettarono la morte del re Amleto (John Teller). E Teller morirà per mano di
Clay proprio come Claudio uccise nel sonno il fratello nella tragedia
Shakespeariana.
Last but not
least, una menzione d’obbligo va alla colonna
sonora. Esistono quattro raccolte di canzoni, pietre migliori del rock anni
Settanta, fra cui alcune cover magistrali che accompagnano le azioni della
serie.
Metto una di
queste a corredo di questa recensione: Greensleeves cover interpretata da Katie Sagan (Gemma).
https://www.youtube.com/watch?v=0UWSvYL-C9k
Buona
visione e buon ascolto con i Sons.
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