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Ray Donovan, sláinte a tutto il male che c’è.

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Scusate, ma per una volta faccio un po’ di spoiler, e vi assicuro che non si perde niente, anzi. Metà dei costi di produzione devono essere andati in superalcolici visto il gran uso che se ne fa. Il fulcro di tutto è lui, Ray, interpretato dal bravo Liev Schreiber. Ray Donovan, origini irlandesi, cattolico sui generis, oggetto di attenzioni morbose, assieme al fratello Bunchy, da parte di un prete cattolico in età preadolescenziale. Il trauma e il senso di vendetta che ne segue aleggiano fin dal primo episodio e richiama il tema della violenza sessuale dei preti pedofili, molto sentito in America. Nella serie emergono spesso tratti della cultura irlandese della famiglia Donovan, nonostante essa sia ambientata negli States fra New York, Boston, Hollywood e Los Angeles. Lui, Ray, è un troglodita, così viene definito da un funzionario dell’FBI, un farabutto, uno che aggiusta le cose che non si possono riparare.   Ray è un violento, un corrotto, un assassino, un fedifrago, insomma uno

22-11-63 di Stephen King attraverso le insidie del passato

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Non sono un grande conoscitore di Stephen King, ma considerato l’enorme successo che il settantaduenne scrittore statunitense ha a livello planetario, mi sono proposto di colmare quella che considero una mia grave lacuna.  “ Piaccia o non piaccia, non si può restare privi di un’opinione su uno scrittore tanto popolare”- mi sono detto. Per questo ho cominciato a leggerlo. Il primo problema incontrato era stato come raccapezzarmi nella sterminata produzione di ben cinquantaquattro romanzi oltre a diverse raccolte di racconti. La fortuna ha voluto che ho potuto avvalermi dei consigli di una persona che dei libri di King possiede una conoscenza assai approfondita avendoli letti tutti, dal primo all'ultimo. Inoltre, conosce i miei gusti in fatto di generi letterari, che non prevedono il genere horror, sicché in questo caso la sua funzione è stata quella di vera e propria consulente personale. Naturalmente intendo mantenere il segreto e non rivelerò la sua identità, a meno che non lo v

Un soft thriller avvincente dai toni lievi e distensivi

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Una trama coinvolgente vi farà appassionare alle vicende di Lisa e della sua famiglia allargata, fra oscuri legami che accomunano mondi geograficamente distanti ma assai vicini se si considerano le storie dei tanti personaggi  che si svilupperanno in modo sorprendente a poco a poco per tutte le pagine di questo lungo racconto. Chi conosce Istanbul, a cavallo fra due mondi, l’Asia e l’Europa, riconoscerà molte località nelle quali i protagonisti si muovono, e non si tratta solo di fuggevoli accenni perché l’autrice ci accompagna attraverso questi posti facendoceli ricordare e apprezzare o incuriosendoci qualora non li conoscessimo già. Le vicende si allargano anche all’Italia e, in particolare, nel bellunese, espediente che consente di richiamare alla memoria una tragedia italiana, una ferita ancora aperta nonostante il passare degli anni: l’inondazione e la scomparsa di Longarone, causata dalla frana del Vajont nel 1963. Il paese fu spazzato via, decine e decine di famiglie persero la

Ammazzalavoro di Marco Turco | Serial killer con sorpresa

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Oltre a recensioni di best seller e scrittori affermati questo blog dà spazio anche a autori emergenti.  Eccone uno con un romanzo che mi ha incuriosito. In questo Ammazzalavoro di Marco Turco ecco raccolti tutti gli ingredienti che ossessionano i candidati ogniqualvolta si presentano a un colloquio di lavoro. Turco ha affrontato il tema con questo romanzo che è meglio di un manuale su come rispondere alle inserzioni di ricerca di personale o come osservare una serie di buone norme su cosa dire e non dire davanti a un intervistatore; come rispondere alle domande imbarazzanti e, soprattutto, come comportarsi di fronte a un recruiter troppo invadente. Beh, come comportarsi forse no visto che la nostra protagonista è una serial killer professionista, preparatissima sia nelle tecniche di domanda offerta di lavoro sia soprattutto nel neutralizzare in modo permanente la malcapitata o malcapitato selezionatore. In questo la parità di genere è osservata con scrupolo. Non mancano fini ana

Rosso come la neve | di Grazia Buscaglia | Storia d'amore anomalo, esclusivo, geloso e di segreti

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Rosso come la Neve, come tante opere di ispirazione autobiografica, può essere letta sotto diverse angolature. C’è ovviamente la storia della protagonista, Giulia, che in modo sorprendente ci accompagnerà con dovizia di particolari con i suoi ricordi fin dalla più tenera età riproponendoci gli anni della sua scuola materna. Ma troviamo anche i richiami di un periodo della storia italiana fra i più intensi del dopoguerra, quello che attraversa gli anni del boom economico, gli anni di piombo, gli anni Novanta e la contemporaneità dell’ultimo decennio con lo scardinamento dei modelli famigliari tradizionali. Non tutti riescono in modo tanto lucido mettere a fuoco vicende, e soprattutto sensazioni che vanno oltre i singoli accadimenti. L’autrice inizia col presentarci la piccola Giulia, con quel carattere poco allineato ai cliché dell’epoca e per certi versi nemmeno a quelli attuali. Ma assieme a Giulia emerge fin da subito l’altro protagonista della storia, Enrico, l’amico del cuore. No

Nell’anno della tigre: Storia di Adriana Faranda (di Silvana Mazzocchi)

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Al centro del racconto è la persona, lei, Adriana, la sua evoluzione, a partire dall'infanzia segnata da uno spirito ribelle,  l'avvicinamento alla lotta armata, la scelta delle Brigate Rosse, la clandestinità, il rapimento Moro, le sue vicende intime, la prigione e la dissociazione dal terrorismo. Quando si affrontano questi argomenti dal punto di vista di terroristi (in questo caso ex) occorre farlo con molta delicatezza, soprattutto nei confronti delle vittime, dei tanti morti che hanno segnato il periodo buio degli anni di piombo in Italia. Questo compito l'autrice Silvana Mazzocchi lo ha svolto egregiamente. Il suo è uno scritto preciso, equilibrato, a metà strada fra la ricostruzione storica e il romanzo biografico, a tratti commovente. La figura di Adriana Faranda, per come è descritta, farà meditare molti. Penso che tanti della generazione della protagonista di questa storia vi si potranno rispecchiare, nonostante le scelte diverse, perché quegli anni erano

Visioni notturne al chiaro di Venere

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(Questa cronaca ha ispirato l'omonimo racconto che sarà pubblicato prossimamente). Nascita di Venere Una sera d’inverno, mia moglie e io, procedevamo, attraverso i campi, di ritorno dal santuario della Madonna della Fontana verso il paese. San Nazzaro era sempre lì al suo posto, a poche centinaia di metri percorribili interamente in aperta campagna. Era appena dopo il tramonto e la luce del crepuscolo avrebbe presto lasciato il posto all’oscurità, ma l’orizzonte era diventato una striscia rossa come di fuoco, il sole sotto l’orizzonte faceva ancora giungere gli ultimi bagliori. In alto in cielo, a preannunciare una limpida notte stellata, era sorto Venere, che in quel periodo è ben visibile. Avevo con me la mia Fujifilm e scattai una foto al panorama. Dopo qualche giorno, la riguardai, la modificai leggermente e la pubblicai su Instagram. Dopo circa una settimana la foto aveva raccolto qualche like e fra questi quello di uno studio d’arte di Amburgo. La sua pagina